Un ritratto della nuova generazione di creativi
Un sondaggio WeTransfer racconta il mood del settore.
Non sarebbe più semplice dirti che siamo “giovani e dinamici” come fanno tutti? Forse sì, ma ci sembra decisamente più interessante farti entrare nel mondo post pandemico delle agenzie web condividendo alcune riflessioni interessanti che emergono da un sondaggio condotto da WeTransfer su 6500 creativi da 180 Paesi.
“Post pandemico” non è una parola casuale, perché per capire come si vive oggi in agenzia e a cosa danno più valore le persone che vivono di creatività bisogna capire come i tre turbolenti anni appena trascorsi hanno rivoluzionato il nostro mondo, e quello di tutti.
La domanda da cui parte il report di WeTransfer, quindi, non è tanto “Chi siamo?” ma “come stiamo?”.
Il sondaggio indaga come i professionisti del digital si sentono rispetto alla propria professione e alle prospettive per il futuro: quali strumenti, abilità e valori sono più importanti per fare questo mestiere oggi?
Ribaltare l'idea romantica della creatività
“Tanto tu ti diverti” è la frase che riassume l’idea romantica del lavoro creativo, che da sempre ci accompagna. Lo sforzo creativo è certamente una passione che dà piacere a chi ha scelto questo lavoro, ma più che a un cigno bianco che scivola con eleganza sull’acqua assomiglia a questo:
In realtà dal report in questione emerge che il 90% dei creativi si sente sottovalutata dai propri coetanei, capi e clienti e che ritiene ci sia una scarsa conoscenza del suo lavoro.
Nel comprendere “come stiamo”, secondo gli editori del report il primo passo è quindi sospendere per un attimo questa visione falsata del settore e tornare a ragionare su esperienze reali, partendo dalle testimonianze degli intervistati.
Chi sono i creativi e cosa vogliono?
I creativi che hanno partecipato al sondaggio sono grafici, UX designer, musicisti, fotografi, illustratori, artisti, esperti di marketing, copywriter e creatori di contenuti digitali. Tra questi troviamo sia freelance, sia impiegati in agenzia, sia content creators.
A proposito di cosa vogliono, la questione si fa più complicata.
Soldi?
Non sono la principale motivazione per il lavoro creativo. E ci mancherebbe, visto che non si tratta certo di una delle categorie professionali dove i guadagni sono più alti! Lo stipendio conta, ma alla fine emerge dal sondaggio che la realizzazione professionale e la sensazione di avere un impatto positivo sul mondo col proprio lavoro sono considerati i principali indici di successo, oltre alla possibilità di passare tempo di qualità fuori dal lavoro. Per chi lavora in agenzia, in particolare, viene percepito come primo indicatore di successo la possibilità di lavorare con i migliori brand.
Successo a misura d’uomo
Fai il lavoro che ti piace e non lavorerai un singolo giorno della tua vita, dicono.
La generazione odierna di creativi risponde a questa affermazione con una serie infinita di meme che ne svelano sarcasticamente l’inganno.
Il lavoro creativo è lavoro, non un hobby. E come tutti i lavori ha tanti pro e tanti contro. Ma soprattutto “fare quello che ti piace” non porta automaticamente al successo ma richiede sforzo, studio, compromessi e qualche inevitabile fallimento.
Il 55% degli intervistati, ad esempio, ritiene fondamentale farsi carico di progetti in linea con i propri valori ma poi solo il 22% ci riesce davvero.
È passato il tempo in cui fare il lavoro dei tuoi sogni era un successo di per sé. Oggi la maggioranza degli intervistati non ha la percezione di aver avuto successo.
Bene ma non benissimo. Il mood sta cambiando, ma chissà che tutto questo non porti a rivoluzionare il settore rendendolo più a misura d’uomo, con una nuova concezione di cos’è il successo?
Confini tra vita privata e lavoro
Hey, siamo nel 2023 e nel 2023, dopo una pandemia che ci ha rinchiuso in casa a lavorare eliminando completamente i confini tra vita e lavoro, è diventato estremamente chiaro a tutti quanto questi confini siano importanti, soprattutto in un settore in cui è sempre stato considerato normale fare straordinari e anche qualche notte in bianco per consegnare un lavoro urgente.
Il 78% degli intervistati si dice disposto a fare sacrifici per raggiungere i propri obiettivi personali.
Sacrifici sì, ma fino a che punto? Lo sapevi che il 75% degli intervistati sostiene di aver vissuto almeno un’esperienza di burnout nella sua carriera? La percentuale è raddoppiata a causa del Covid ma una nuova consapevolezza sta cambiando le cose.
Ora i creativi vogliono imparare a dire di no. Basta rinunciare al tempo in famiglia per consegnare un progetto in più, basta richieste extra del cliente aggiunte all’ultimo “tanto tu ci metti un attimo”, o “fai con calma, ci serve per lunedì” pronunciati il venerdì sera alle 17:45.
“Saper dire di no” è la skill più sottovalutata secondo gli intervistati, ben oltre la capacità di negoziazione o di risolvere conflitti.
Crescere, ma come?
Tutti i creativi intervistati da WeTransfer, dai digital marketers che lavorano in agenzia fino ai creatori di contenuti sui social sono concordi sul fatto che l'autopromozione è l'abilità più importante per far crescere il proprio network e aumentare il proprio reddito.
Farsi conoscere, celebrare i propri successi, mostrare il proprio lavoro non è più una semplice questione di orgoglio: “farsi vedere” è diventata una questione di vera e propria sopravvivenza per chi lavora in ambito creativo, e non solo! Ecco perché i social sono così importanti e non sono più un “optional” ma una necessità costante per il proprio lavoro, anche quando non portano un guadagno immediato.
Se fare network è un prerequisito per crescere a livello professionale, lo studio autonomo è ritenuto il modo più efficiente per acquisire nuove abilità da circa il 60% dei creativi, mentre il 50% ritiene che viaggiare sia importante per coltivare nuove conoscenze e sensibilità. La formazione accademica tradizionale, insomma, viene considerata abbastanza sopravvalutata rispetto a queste opportunità di allargare i propri orizzonti e soddisfare la propria curiosità.
Autonomia
Sai chi è felice sul lavoro? La risposta più scontata a questa domanda potrebbe essere “chi guadagna tanto” e invece… Da questo sondaggio pare che i più felici siano i content creator, proprio coloro che guadagnano meno, anzi, a volte non guadagnano affatto. Circa il 40% di loro ritiene di essere sottopagato, eppure sono positivi rispetto al futuro e non hanno intenzione di rinunciare alla propria autonomia in cambio di una maggior sicurezza. D’altra parte, oggi e tecnologie per creare e pubblicare contenuti sono alla portata di tutti, perciò essere autonomi è più semplice.
Squattrinati e felici. Forse il futuro è in mano a loro.
Noi abbiamo l’impressione che tutte queste considerazioni, documentate nel settore della creatività, rappresentino il trend comune anche ad altri ambiti. Certamente gli ultimi tre anni hanno accelerato molti cambiamenti sociali che si riflettono sul mondo del lavoro. In meglio o in peggio?
Come sempre, in medio stat virtus. Ma abbiamo molta fiducia nel cambiamento, altrimenti che creativi saremmo?